Associazione No Profit
 

Scoprire sé e gli altri con il progetto Casa Sanità: il racconto di Giuseppina

Non so dire con certezza cos’è o cosa sarà Casa Sanità, ma posso dire quello che ha rappresentato per me.

di Giuseppina Pessolano

L’uso del verbo al passato non è casuale poiché il significato di Casa Sanità, per me, deriva soprattutto dal luogo di partenza e da come ci sono arrivata. 

Il progetto Casa Sanità è per me un’esperienza e un’occasione, ma anche l’occasione di fare un’esperienza, con la quale ho capito quante cose siano importanti, mai banali.  

  • Non è banale mettersi in gioco
  • Non è banale confrontarsi con l’Altro
  • Non è banale sospendere il giudizio
  • Non è banale arricchirsi con la storia dell’Altro e portarla nella propria quotidianità
  • Non è banale potersi confrontare con chi insieme a te vive quell’esperienza, con chi ha più conoscenze e competenze di te, senza sentirsi giudicati

Soprattutto, non è banale capire di avere anche tu qualcosa da dare. Fa anche un po’ paura in realtà.

pranzo partecipanti casa sanità

Insomma, Casa Sanità è stato ed è questo per me. Non so se ho centrato il punto ma forse poco importa, abbiamo imparato che un solo “punto” non esiste. Credo di aver sempre avuto una spinta verso l’Altro, la potenza dell’ascolto mi ha sempre provocato stupore e fascinazione. Adoro quella inaspettata e spontanea fiducia reciproca che a volte si manifesta. Spero quindi che questo luogo conservi questo approccio e che in futuro possa essere uno spazio per i veri abitanti di questo quartiere, uno spazio in cui possano raccontarsi attraverso i loro occhi e non solo di quelli di chi li osserva da lontano. Cosa ci sarebbe di più bello?

Gli incontri del Rione 

Tutte le persone che ho incontrato lungo la strada mi hanno lasciato qualcosa, a volte ne ho tratto dei veri e propri insegnamenti

La forza e la tenacia di Biagio, e le sue parole, sono state pura energia per me. Spesso, ripenso alla sua vita che è poi la storia di vita di tanti ragazzi del quartiere ma purtroppo non sempre con lo stesso finale. Mi rimane il pensiero di quanto sia facile giudicare, cadere nelle morali condivise dai molti ed è mortificante constatare che il luogo in cui nasci determina la tua intera esistenza, le tue possibilità e la tua identità anche quando cerchi di ricominciare.

La timidezza del signor Antonio che all’inizio destava un po’ di timore, perché in quel momento non c’è solo l’Altro che si racconta con le sue emozioni, ci sei anche tu che, seppur velatamente, ti stai mostrando a lui.

La signora che, con entusiasmo, mi ha invitata ad entrare in casa sua, gesto tutt’altro che scontato e banale, pronta ad offrirmi il caffè e con esso il suo entusiasmo e la sua ospitalità. E così tanti altri.

Ho capito che c’era una cosa in ognuno di loro che li rende una comunità: il desiderio di raccontarsi ma, soprattutto, di essere ascoltati.

Confrontarsi poi tutti insieme alla fine della giornata e ascoltare anche le storie delle persone incontrate dagli altri compagni e compagne di progetto è un altro momento di arricchimento.  

Non sapevo nemmeno che esistesse la figura del narratore di comunità. Mi piace tanto la definizione “narratore di comunità”. Trovo che esprima un concetto delicato. È stato bello conoscere questa realtà con la speranza che questo percorso non termini con la fine di questa esperienza. 

rione sanità statua di totò

Da Napoli alla memoria indigena

Non so se rispecchia perfettamente l’idea di casa della memoria, ma ho pensato subito ad un progetto che ho particolarmente a cuore, preso in considerazione anche nell’idea della mia tesi di laurea. Si tratta di Tribal Voice, una delle tante azioni volte al cambiamento di Survival International, Organizzazione mondiale per i diritti dei popoli indigeni. 

Tribal Voice fornisce ai popoli indigeni un palcoscenico da cui parlare di ciò che è più importante per loro. La cosa meravigliosa è che gli appartenenti alle comunità indigene di tutto il mondo possono produrre, di loro iniziativa e come meglio credono, video, foto e ogni altro tipo di contenuti in cui raccontarsi, diffondere problematiche, sensibilizzare, produrre conoscenza sulla loro cultura e sulle loro tecniche di conservazione della natura. 

Tali contenuti sono condivisi su una piattaforma accessibile a tutti. Si è creata così a mio parere una vera e propria banca dati, una casa della memoria che, trattando di comunità a rischio spesso pedine dei movimenti transnazionali, credo abbia un valore inestimabile. 

Qui il link: https://www.survival.it/tribalvoice