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La Cantina del Gallo e le Fontanelle

La Cantina del Gallo e le Fontanelle

Ci sono luoghi che hanno un particolare potere evocativo: uno di questi è proprio l’antica osteria “Cantina del Gallo”, all’incrocio tra via Fontanelle, l’omonima calata e la gradinata di via Telesino. Puoi raggiungere questo crocicchio attraverso il Rione Sanità, oltrepassando di qualche centinaio di metri il Ponte “Maddalena Cerasuolo” oppure scendendo da Materdei, nei pressi della fermata della Metro (Linea 1), giù per la calata o la gradinata.

Ti chiederai ora cos’è che evochi la “Cantina del Gallo”, oltre il sano appetito stimolato dagli odori che provengono dal forno della pizzeria e dalla cucina…

Iniziamo dalle origini della Osteria, che risalgono al 1898, anno in cui Domenico Silvestri (detto Minigone, per la sua stazza) – bisnonno di Rosario, attuale proprietario del ristorante-pizzeria –decise di aprire un esercizio di “Vini e Olii”, di fronte alla masseria della quale lui stesso coltivava il terreno.

Immagina che il luogo che Ti invitiamo a conoscere era, alla fine dell’Ottocento, una zona prevalentemente rurale situata in quello che ancora oggi è un vallone chiuso tra le colline di Materdei e di Capodimonte ed i Colli Aminei (i colli “ameni”, già frequentati dagli abitanti dell’antica Neapolis greco romana). Questo vallone è stato nei secoli scavato dalle acque che scorrevano – spesso poderose come lava fredda – dalle colline giù verso il Rione Sanità fino al Borgo Vergini (la gente del luogo chiamò “lava dei Vergini” quel fiume di fango e detriti). Col tempo, nelle colline erose dalle acque, si aprirono numerose cave dalle quali era estratto il tufo, che è stato per secoli il principale materiale da costruzione edile utilizzato a Napoli. Per evitare i danni che le acque e i detriti potevano arrecare a persone e cose, nel 1868 fu elaborato un progetto di inalveamento di quelle acque della cui realizzazione c’è un segno nell’accesso di ispezione (costruito in forme neo gotiche), che puoi vedere proseguendo per via Fontanelle poco oltre la “Cantina”.

Ai tempi di Minicone l’Osteria era quindi probabilmente frequentata anche dagli operai che lavoravano nelle cave circostanti. Anzi, una cava di origine borbonica – dalla suggestiva sezione trapezoidale – si trova proprio alle spalle dell’attuale Pizzeria ed è adibita a garage, dove potresti parcheggiare se volessi fermarti a mangiare lì e ad ascoltare le storie che Rosario, con simpatia e calore, ama narrare.

Ecco, allora, che Rosario ti racconterebbe di come sua zia Concetta, figlia di Minicone, sia stata determinante nel dare all’osteria l’attuale nome, perché una delle sue specialità erano – appunto – i galli che allevava, “giustiziava” e cucinava per i suoi affezionati clienti. Ma Concetta fu nota nel Rione anche perché impose ai guappi, che assiduamente frequentavano il locale, un vero e proprio “codice di buone maniere” convincendoli persino a lasciare ogni arma fuori dall’Osteria. Insomma la “Cantina del Gallo”, in quegli anni tra le due Guerre Mondiali, era una sorta di “zona franca”, una specie di piccola Svizzera.

Ancora, Rosario ti potrebbe dire di come la trasformazione dell’osteria in pizzeria fu determinata dalla crisi, nel secondo dopo guerra, della formula “cantina con cucina”. Allora Mariano, padre di Rosario (sposatosi nel 1945 con la signora Rita Nasti, facente parte di una famiglia di ristoratori della zona Arenella al Vomero), decise di imparare l’arte della pizza con l’aiuto di Giovanni Lettieri (discendente di una famiglia di maestri pizzaioli).

Poi, passando ad epoche più recenti, tra i tanti frequentatori della “Cantina” – di ogni ceto sociale – Rosario ti narrerebbe certamente, con commozione, della diretta conoscenza avuta del giovane Pino Daniele. Agli inizi della carriera il “Nero a metà” frequentava, infatti, questa pizzeria perché con il suo primo gruppo musicale, i “Batracomiomachia”, faceva le prove in un locale sito a vico Fontanelle (che apparteneva ad Enzo Ciervo, uno dei componenti del gruppo insieme a Raffone, Jermano, Rino Zurzolo e Avitabile).

Ascoltando queste storie puoi, quindi, capire meglio cosa volevamo dire parlando del potere vocativo di questo luogo.

Ma le suggestioni delle Fontanelle non finiscono qui. Rosario ti potrebbe parlare della spirito di solidarietà che anima la zona e di come a pochi metri dalla “Cantina” da più di trent’anni operano i volontari del Centro “La Tenda” fondato da Don Vitiello, sacerdote militante nella lotta alla tossicodipendenza e nella ospitalità dei senza fissa dimora. Il Centro è ospitato nell’ex complesso conventuale di S. Maria della Vita, costruito nella seconda metà del Cinquecento e, poi, nell’Ottocento adibito ad Ospedale (dedicato a S. Camillo).

Infine Rosario Ti potrebbe dire di fare attenzione ai tanti segni di religiosità presenti nella zona iniziando dall’edicola con Crocifisso, proprio lì avanti la pizzeria. E poi – Ti direbbe ancora – proseguendo per via Fontanelle puoi trovare la semplice Chiesa dell’Immacolata e un’altra edicola con Crocifisso, fino ad arrivare alla Chiesa di Maria Santissima del Carmine sorta accanto al Cimitero delle Fontanelle, uno dei luoghi più sorprendenti ed affascinanti di tutta Napoli.

Allora, stasera ci andiamo a fare una pizza da Rosario?

 

 

Bollini

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Info

  • L’antica osteria Cantina del Gallo, ristorante e pizzeria, si trova in via Telesino 21 ed è aperto tutti i giorni dalle 12.30 alle 15.30 e dalle 19.00 alle 23.30. E’ un locale a conduzione familiare dal 1898. Oggi la Cantina è gestita, in prima persona, da Rosario Silvestri, dalla moglie Rosalia Cacace e dai figli Rita, Alessandro e Mariano. La cucina si ispira alla tradizione popolare napoletana: sono da provare, tra l’altro, la pasta e patate, la pasta e fagioli ed il baccalà al forno. Tra le pizze – tutte buonissime – si segnala la pizza salsicce e friarielli e la pizza “cafona” che te fa ‘mpazzì. Per maggiori informazioni si può consultare il sito www.cantinadelgallo.com (cliccando qui)
  • Il Centro “La Tenda” è nato nel 1981 ed ha sede nel Rione Sanità dal 1983; oggi è sito nell’ex complesso conventuale di S. Maria della Vita. Il fondatore è padre Antonio Vitiello, che si è ispirato, nel suo progetto terapeutico per il recupero dei tossicodipendenti, ai principi del Centro italiano di solidarietà di don Mario Picchi. Successivamente padre Antonio si è rivolto anche ai minori, creando un laboratorio per il doposcuola, ed agli extracomunitari senza fissa dimora, organizzando un servizio quotidiano di accoglienza. Per maggiori informazioni su queste ed altre attività del Centro si può consultare il sito www.centrolatenda.org (cliccando qui). Inoltre, un interessante profilo del Centro e di padre Vitiello è tracciato nel libro “Rione Sanità. Storie di ordinario coraggio e di straordinaria umanità”, di Cinzia Massa e Vincenzo Moretti (Ediesse, 2011).
  • Il Cimitero delle Fontanelle è un luogo di suggestione unica per i molteplici significati che racchiude e le emozioni che suscita. Il sito, aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 17.00, e visitabile con accesso da via Fontanelle. La destinazione ad ossario di quella che fu una cava di tufo (probabilmente già in epoca greco romana) si fa risalire al Seicento, quando la città fu flagellata da tre rivolte popolari, tre carestie, tre terremoti, cinque eruzioni del Vesuvio e tre epidemie: trattandosi di un luogo isolato vennero qui raccolti i cadaveri delle vittime. Nei secoli successivi, anche in occasione di altre epidemie, accolse pietosamente migliaia di cadaveri, per essere poi abbandonato fino al 1872. A quell’epoca il parroco della chiesa di Materdei, Don Gaetano Barbati, con l’aiuto di popolane mise in ordine le ossa dando al luogo l’aspetto che ancora oggi si osserva. Per maggiori informazioni sul Cimitero e per visite guidate si può consultare il sito dell’associazione “I care Fontanelle” www.icare-fontanelle.it (cliccando qui). Le visite dell’Associazione sono articolate in due parti: la prima è una presentazione (che avviene nei locali della adiacente parrocchia di Maria SS. Del Carmine) per introdurre il visitatore ai grandi temi che il cimitero richiama: le devozioni nel rapporto tra fede e storia e tra fede e società, il memento mori e la rappresentazione della morte nell’area napoletana, il culto delle anime “pezzentelle” del Purgatorio; la seconda parte è la visita al cimitero con l’obiettivo di verificare sul campo i significati di cui si è parlato nella presentazione e di ripercorrere il percorso di fede delineato da coloro che sistemarono il cimitero.

 

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