Borgo dei Vergini
Se Ti trovi a percorrere via Foria all’altezza dell’ingresso della vecchia Metropolitana, pur non vedendole, stai fiancheggiando le mura della Napoli tardo medioevale degli Aragonesi, che – oggi -sono qui testimoniate dalla Porta S. Gennaro (pregevole il dipinto di Mattia Preti che raffigura il Santo Patrono).
Proprio di fronte alla Porta, dall’altro lato della via Foria, puoi penetrare nel Rione Sanità entrando nell’antico “Borgo” dei Vergini.
Il Borgo fu edificato, nelle forme attuali, alla fine del 1500 in un vallone utilizzato come luogo di sepoltura sin dall’epoca greco- romana (i “Vergini” erano infatti uomini dediti alla temperanza ed – appunto – alla castità, che facevano parte di una delle comunità politico religiosa cittadine di quell’antica epoca chiamate “fratrie”).
Ora i “Vergini”, con il tipico mercato all’aperto, è una delle zone più animate del Rione Sanità ed uno dei luoghi più caratteristici di Napoli.
Qui le tradizioni napoletane si fondono con la multiculturalità propria delle metropoli contemporanee, che nella nostra Città assume un colore ed un calore particolare. Tra le spaselle dei pescivendoli puoi vedere aggirarsi, con consumata abilità, i nuovi residenti provenienti dai Paesi dell’Est europeo, ma capita anche che i napoletani del luogo vadano a comprare nei negozi ucraini o asiatici presenti nel Borgo. I rom e la vasta comunità dei cingalesi (o srilankesi) si incrociano con i venditori ambulanti di frutta e verdura, che ancora “danno la voce”. Spesso si confondono gli odori della pizza e dei dolci nelle pasticcerie con quelli dei cibi speziati orientali. E, in prossimità di via Cristallini, potresti incontrare un originale vecchio dal cappello di paglia “ai frutti di mare”…
Proprio nel cuore del Borgo Vergini, se desideri gustare un buon vino campano, puoi fare una sosta (nei pressi del Supportico Lopez) all’ Antica Cantina Sepe dove trovi ad accoglierti Francesco, un garbato e simpatico giovanotto dai baffoni stile – sorprendentemente – belle epoche. Da quasi un secolo i Sepe svolgono, nel Rione Sanità, l’antico mestiere del “cantiniere”. Il “cantiniere” è qualcosa di più del semplice vinaio… la “cantina” è sempre stata un luogo di socializzazione popolare, di discussioni spesso animate (in vino veritas) ma anche di svago dai problemi quotidiani.
Tutto questo – e di più – puoi trovare nella storia della Cantina Sepe, come la racconta Francesco, che è tornato da un’esperienza lavorativa all’estero proprio per raccogliere il testimone lasciato dalle precedenti generazioni ed, a breve, diventerà sommellier della relativa Associazione italiana (AIS). La storia inizia nel 1926 quando il bisnonno di Francesco, Giuseppe Scognamiglio (detto don Peppe ò craparo), aprì la sua prima ”cantina” in via Sanità 32: era un luogo di ritrovo per molte persone della zona che si incontravano lì per bere vino (sciacquanti) e passare ore ed ore tra cibi cotti molto semplici risate, litigi e baldoria…”il semplice ritrovarsi in un luogo che accoglieva tutto il quartiere!” Nel 1945 il genero di Giuseppe, Francesco Sepe (don Ciccio), aprì i primi negozi nella zona Miracoli-Sanità, principalmente adibiti alla vendita di vino sfuso e beni di prima necessità, “affermandosi come uomo simbolo del luogo e grande commerciante, ben voluto da tutto il quartiere per la sua generosità e nobiltà d’ animo”. Nel 1977 Antonio Sepe, poco più che maggiorenne, ormai orfano di padre, è stato l’unico di otto fratelli che ha dedicato un’intera vita all’attività di famiglia “portando alto il nome della stessa; con passione per il vino e gran spirito di sacrificio” è riuscito a rilevare nel 1997 la vecchia cantina del nonno Giuseppe a via Sanità. Dal 2006 l’attività si è stabilita nell’antico Borgo Vergini.
Il Borgo dei Vergini è anche un luogo di grande interesse storico e culturale, di stile architettonico prevalentemente barocco, con un’alta “densità” di chiese e di palazzi. Le residenze nobili, in particolare, furono costruite per volontà delle famiglie nobili dell’epoca, che decisero di andare a vivere in questo luogo salubre e soprattutto unica via di transito usata, all’epoca, dai regnanti per andare dal Palazzo Reale alla nuova Reggia edificata nel Bosco di Capodimonte.
Lungo la strada incontri alcune delle più affascinanti architetture della città come la maestosa scalinata “ad ali di falco”, nel cortile del Palazzo detto dello Spagnuolo, o la sobria ma calda facciata della chiesa di Santa Maria dei Vergini (dove è stato battezzato S. Alfonso Maria de’ Liguori – l’autore del canto religioso popolare “Tu scendi dalle stelle” – che visse nel Rione Sanità).
BOLLINI




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INFO
- L’antica osteria Cantina del Gallo, ristorante e pizzeria, si trova in via Telesino 21 ed è aperto tutti i giorni dalle 12.30 alle 15.30 e dalle 19.00 alle 23.30. E’ un locale a conduzione familiare dal 1898. Oggi la Cantina è gestita, in prima persona, da Rosario Silvestri, dalla moglie Rosalia Cacace e dai figli Rita, Alessandro e Mariano. La cucina si ispira alla tradizione popolare napoletana: sono da provare, tra l’altro, la pasta e patate, la pasta e fagioli ed il baccalà al forno. Tra le pizze – tutte buonissime – si segnala la pizza salsicce e friarielli e la pizza “cafona” che te fa ‘mpazzì. Per maggiori informazioni si può consultare il sito www.cantinadelgallo.com (cliccando qui)
- Il Centro “La Tenda” è nato nel 1981 ed ha sede nel Rione Sanità dal 1983; oggi è sito nell’ex complesso conventuale di S. Maria della Vita. Il fondatore è padre Antonio Vitiello, che si è ispirato, nel suo progetto terapeutico per il recupero dei tossicodipendenti, ai principi del Centro italiano di solidarietà di don Mario Picchi. Successivamente padre Antonio si è rivolto anche ai minori, creando un laboratorio per il doposcuola, ed agli extracomunitari senza fissa dimora, organizzando un servizio quotidiano di accoglienza. Per maggiori informazioni su queste ed altre attività del Centro si può consultare il sito www.centrolatenda.org (cliccando qui). Inoltre, un interessante profilo del Centro e di padre Vitiello è tracciato nel libro “Rione Sanità. Storie di ordinario coraggio e di straordinaria umanità”, di Cinzia Massa e Vincenzo Moretti (Ediesse, 2011).
- Il Cimitero delle Fontanelle è un luogo di suggestione unica per i molteplici significati che racchiude e le emozioni che suscita. Il sito, aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 17.00, e visitabile con accesso da via Fontanelle. La destinazione ad ossario di quella che fu una cava di tufo (probabilmente già in epoca greco romana) si fa risalire al Seicento, quando la città fu flagellata da tre rivolte popolari, tre carestie, tre terremoti, cinque eruzioni del Vesuvio e tre epidemie: trattandosi di un luogo isolato vennero qui raccolti i cadaveri delle vittime. Nei secoli successivi, anche in occasione di altre epidemie, accolse pietosamente migliaia di cadaveri, per essere poi abbandonato fino al 1872. A quell’epoca il parroco della chiesa di Materdei, Don Gaetano Barbati, con l’aiuto di popolane mise in ordine le ossa dando al luogo l’aspetto che ancora oggi si osserva. Per maggiori informazioni sul Cimitero e per visite guidate si può consultare il sito dell’associazione “I care Fontanelle” www.icare-fontanelle.it (cliccando qui). Le visite dell’Associazione sono articolate in due parti: la prima è una presentazione (che avviene nei locali della adiacente parrocchia di Maria SS. Del Carmine) per introdurre il visitatore ai grandi temi che il cimitero richiama: le devozioni nel rapporto tra fede e storia e tra fede e società, il memento mori e la rappresentazione della morte nell’area napoletana, il culto delle anime “pezzentelle” del Purgatorio; la seconda parte è la visita al cimitero con l’obiettivo di verificare sul campo i significati di cui si è parlato nella presentazione e di ripercorrere il percorso di fede delineato da coloro che sistemarono il cimitero.

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- Il mercato del Borgo Vergini è aperto tutti i giorni della settimana dalle 8.30 alle 20.00 circa, eccetto la domenica in cui le “attività” chiudono intorno alle 15.00.
- L’Antica Cantina Sepe, sita in Via Vergini n. 55, si contraddistingue per proporre – in bottiglia o sfusi – i migliori vini campani di produzione artigianale, che vengono ritirati direttamente dai contadini (soprattutto nella zona Vesuviana). Presso la Cantina è possibile, quindi, gustare prodotti genuini, naturali, non industrializzati… “non il solito vino!”. Dal 2016 l’Antica Cantina Sepe propone “la propria idea di aperitivo”: durante la giornata è possibile fermarsi ad assaggiare un calice di bianco “frizzante” preparato con il “metodo classico”, accompagnato da qualche sfizio gastronomico partenopeo. L’idea è promuovere, anche organizzando eventi ed iniziative culturali, un punto di incontro ed aggregazione della popolazione del Rione, dei turisti, dei passanti e di chi – innamorato di questi luoghi – ha deciso di restarci comprando o fittando casa.
- Il 23 dicembre (anti Vigilia di Natale) i pescivendoli ed i fruttaioli restano aperti tutta la notte, secondo una tradizione ancora praticata da questi commercianti nei principali mercati del Centro di Napoli.


















